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- Scritto da Alessio Palumbo
- Categoria: Testimonianze e Storia
- Pubblicato: 05 Dicembre 2015
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La storia narrata è vera in tutte le sue parti, persino nei minimi dettagli, dai dialoghi agli eventi atmosferici.
Il 6 dicembre 1881, la giornata non si presenta come delle migliori: il cielo è grigio, piove a tratti. Per gli aradeini è tuttavia un giorno speciale, ricorrendo la festa del Patrono, S. Nicola. Molti residenti e alcuni fedeli dei paesi circostanti prendono parte ai tradizionali festeggiamenti, a cominciare dalle funzioni sacre previste per il mattino e celebrate da don Francesco Stifani, trentenne sacerdote del posto. Per le strade c’è un via vai di gente che si ferma nelle taverne a bere un bicchiere di vino, a sorseggiare un caffè e a giocare a carte.
Nel pomeriggio, intorno alle quattro, le funzioni riprendono con la processione che percorre le strade del paese. Al rientro, intorno alle sei, don Francesco, come da tradizione, spoglia la statua del santo dagli addobbi e paramenti per consegnarli al capo deputato della festa, il signor Giovanni Blago.
Quest’ultimo, intascati i preziosi ed afferrati a due mani il pastorale e la mitra, esce dalla chiesa attraversando la folla che ancora staziona nel tempio a causa della pioggia.
Giunto a casa depone mitra e pastorale su una panca, estrae l’anello dal gilet e, infilando la mano nella tasca della giacca, si accorge di non avere più la croce d’oro tempestata di pietre. Realizza immediatamente di essere stato derubato. In particolar modo ricorda che, subito dopo la vestizione della statua, due forestieri gli si sono affiancati e gli hanno chiesto se il pastorale fosse d’argento.
Giunto poi vicino al portone, dovendosi fermare perché una certa Filomena Scalone si era chinata per raccogliere il berretto del figlio, ha sentito una botta all’altezza della tasca sinistra, ma non vi ha dato importanza.
Blago ritorna repentinamente in chiesa, accompagnato dal contadino Nicola Bomba e da Mariano Muscato, membro del comitato festa. Qui trova altri due compagni del comitato: il giovane possidente Felice Anghelè e il suo amico Angelo Cagia. I due hanno appena finito di raccogliere la cera delle tante candele usate nel corso della funzione e stanno per andar via. Messi a conoscenza del fatto, Anghelè e Cagia perlustrano la chiesa, nel caso la croce fosse caduta nella confusione. Non trovandola decidono, assieme a Muscato e Bomba, di mettersi sulle tracce degli sconosciuti.
Nel frattempo Blago denuncia il furto al Brigadiere dei Reali Carabinieri, Fabrizio Palazzoli, che per servizio si trova nei paraggi della chiesa. Anche gli uomini dell’Arma iniziano così a battere le strade del paese e le vie che portano ai comuni limitrofi. A sera, Anghelè e gli altri tre, percorsa la stramurale, imboccano la via per Noha e, a circa un chilometro dal paese, sentono delle voci discorrere fittamente.
Fattisi incontro agli sconosciuti, questi si danno alla fuga calandosi in un canale e cercando di svignarsela per le campagne. Pur essendo una notte di luna piena, il cielo è completamente coperto e quindi la ricerca si svolge al buio. Il gruppo di inseguitori riesce tuttavia a scovare due individui che cercano di nascondersi, uno nel cavo di un albero d’olivo, l’altro tra le radici di un fico. Presi di forza, li portano in paese, consegnandoli al brigadiere. Intanto la voce del furto è corsa per le strade di Aradeo, la gente si accalca sulla piazza del Municipio. Tra la folla, una donna riconosce i fermati. Si chiama Domenica Giuri, ha 28 anni e gestisce una bettola. Al mattino i due giovani, che al brigadiere hanno detto essere ‘del basso di Bari’, sono andati a desinare da lei in compagnia di un terzo.Dopo aver ‘mangiato oltre il consueto’ i tre sono andati via senza pagare. Il brigadiere rivolta le tasche del meno giovane dei fermati, un tipo con uno sfregio sulla guancia destra, e trovate tre lire le restituisce alla Giuri. Intascati i soldi, la locandiera fa presente che i baresi ed il terzo forestiero erano stati condotti nella sua taverna da un tal Luigi Pedone, venditore ambulante di dolci. Palazzoli trattiene i due sospettati nella rivendita di caffè di Blago e, con lo stesso capo deputato, va in cerca di Pedone, trovandolo nei pressi della sua bancarella di confetture. Interrogato, Pedone dice di aver conosciuto i tre venendo ad Aradeo per la festa, di aver condiviso con loro la stalla di un certo De Tuglie e la bettola della Giuri, ma di non avere nessuna relazione con loro. Il brigadiere gli chiede di riconoscere i fermati e Pedone, recatosi al caffè di Blago, conferma la loro identità, facendo anche il nome del terzo ricercato: un certo Gaetano Spagnolo, tipografo di Lecce. Il sottoufficiale lascia andare il commerciante e porta in caserma i presunti colpevoli, per perquisirli ed interrogarli: sono Francesco Puglio e Gennaro Giacomantonio, originari di Terlizzi. Addosso non hanno tuttavia la croce.
Di fronte alle domande di Palazzoli, i due negano di essere mai stati in chiesa, non fanno il nome di Spagnolo ed iniziano a contraddirsi. Il brigadiere non può che convalidare l’arresto per avviare le indagini. Intanto i carabinieri ed alcuni aradeini sono ritornati nelle campagne sulla via di Noha per cercare con maggiore cura la croce d’oro: è tutto inutile, il gioiello è sparito.
. ….continua