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- Categoria: Fatti e Filastrocche
- Pubblicato: 20 Giugno 2014
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Prima dell'avvento dei media, era consuetudine trascorrere le serate (soprattutto quelle estive) in famiglia, con i genitori, i nonni, gli zii, i vicini di casa, a raccontarsi le vicende accadute nella giornata. Il luogo estivo preferito era solitamente l'uscio di casa: nelle strade non ancora trafficate del periodo erano frequentissimi gruppetti di persone sedute ("cu la seggia purtata te casa") che passavano la serata in serenità ed allegria.
E' proprio in questi contesti che i piu' piccoli, stanchi e pronti ad avviarsi a dormire, si rivolgessero ai nonni chiedendo: " Me tici nu cuntu ?". E di conseguenza i nonni, iniziavano a raccontare, storie piu' o meno fantasiose, a volte inventate sul momento, a volte di repertorio, per portare i bambini tra le braccia di Morfeo.
Quando pero' il sonno del bimbo tardava ad arrivare, e il nonno iniziava a sentire la stanchezza della giornata, di fronte ad una nuova richiesta, per far capire che la pazienza era finita, rispondeva:
"C'era na fiata
'na muscia 'nchiata
ca se bbinchiàu te simulata.
Oi te la cuntu n'addhra fiata ?"