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Luigi Bianco – Aradeo (LE)
PERCHE’ LA PUCCIA E IL DIGIUNO LA VIGILIA DELL’IMMACOLATA
La puccia è il pane tipico che nel Salento si consuma a pranzo la vigilia dell’Immacolata. La devozione alla Vergine Immacolata era presente nel popolo cristiano già prima della proclamazione del dogma da parte di Pio IX l’8 dicembre 1854. Ci si preparava alla festa del giorno dopo con il digiuno ed l’astinenza dalle carni in segno di penitenza. Nella vigilia era consentito solo mangiare a mezzogiorno la puccia, pane dei poveri, impastata con le olive nere e farcita, secondo i vari gusti, con sarde salate, ricotta forte, capperi, tonno, pesciolini, formaggio, olio, ecc. La puccia, come pane devozionale, si spolvera sempre con farina bianca, simbolo della purezza della Madonna. La cena della vigilia poi è rigorosamente a base di verdure e pesce: rape e cicorie preparate nei modi più diversi, stoccafisso o baccalà con i vermicelli o con le patate ed anche il grano “stumpatu” con il sugo. Immancabili ed insostituibili, “temperate” e fritte da mani esperte, le pittule da gustare intinte nel vincotto, alla pizzaiola, con le rape e verdure, con baccalà, con il cavolfiore, ecc. Si conclude il pasto con arance e mandarini che si dice siano di buon augurio. Prelibatezze antiche di una cucina povera mai passate di moda che davano un senso religioso alla vigilia della festa dell’Immacolata. Espressione anche della nostra Cultura tradizionale popolare che continua e che va difesa come un patrimonio prezioso.